Come dirigente dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di questa provincia, ho pensato di rivolgermi all’istituzione della scuola per proporre ai docenti ed agli studenti una riflessione sul mondo dei disabili visivi.
L’occasione ci viene data dal fatto che l’intero parlamento Italiano, in data il 3 Agosto 2007, ha emanato una legge con la quale viene istituita la “Giornata Nazionale del Braille”. Oggi dunque, 21 Febbraio 2012, celebriamo questa 5° giornata dedicata ad un codice di lettura e scrittura che permette a milioni di persone non vedenti di tutto il mondo di leggere, scrivere, studiare… in una parola: avere accesso all’informazione.
L’inventore di questo codice tattile, Louis Braille viene considerato dai non vedenti di tutto il mondo il loro grande benefattore ed il popolo Francese va fiero di quest’uomo che, da non vedente sin da bambino, ha avuto la genialità di creare questo alfabeto e di sperimentarlo insieme ai propri compagni di collegio. La bellezza di questo metodo di scrittura consiste nella semplicità degli schemi che la compongono e nel fatto che essa si adatta in modo scientifico ai corpuscoli tattili dei polpastrelli delle dita che la devono percepire. Pensate che ogni lettera braille occupa al massimo uno spazio di venti millimetri quadrati e queste misure permettono al dito che vi si posa sopra, naturalmente con un po’ di esercizio, di leggerla immediatamente, individuando il numero e la posizione dei puntini di cui è composta. I non vedenti francesi si convinsero presto della validità di questa scrittura ed in breve tempo anche quelli degli altri paesi europei e delle Americhe la adottarono come metodo rapido per scrivere appunti, per comunicare tra loro, per studiare. Molti testi di cultura e di scienza furono trascritti in braille e nacquero ricche biblioteche che allargarono anche ai non vedenti l’accesso all’istruzione.
In Italia, dopo che i bambini non vedenti sono stati inseriti nella scuola di tutti, anche un grande numero di insegnanti e di genitori si sono avvicinati al codice Braille che rimane assolutamente indispensabile per una valida attività di apprendimento, specialmente nella matematica, nello studio delle lingue e della musica. Il Braille insomma sta iniziando a convivere nella vita quotidiana di tutti noi, se pensiamo che ormai lo troviamo stampato su tutte le nostre tessere sanitarie, sulle scatole dei farmaci, sulle pulsantiere degli ascensori ed ancora sui pannelli di indicazione degli uffici pubblici, delle stazioni ferroviarie e della metropolitana. Persino alcune aziende alimentari hanno già iniziato ad utilizzarlo per indicare ai non vedenti il nome del prodotto e la data di scadenza e qualche ristorante per proporre il proprio menù. Anche l’informatica ha potuto utilizzare in modo conveniente il Braille grazie ai display tattili che codificano questa scrittura collegati con un normale computer, così come le stampanti braille.
L’attenzione che oggi dedichiamo al Braille ed alle persone non vedenti che lo utilizzano, non deve tuttavia farci dimenticare che vi è nel mondo un numero ancora più alto di ragazzi, di donne e di uomini i quali, a causa di gravi difetti agli occhi, vedono poco e male. Per costoro la vita non è molto più facile rispetto ai non vedenti, poiché essi vivono nella continua paura di perdere la loro vista o di non riuscire a compiere le azioni più comuni della vita quotidiana al pari degli altri. Anche chi vede poco spesso non riesce a leggere il giornale, a vedere un semaforo, a prendere un autobus o trovare un numero civico. A maggior ragione anche lo studio diventa un’impresa ardua perché è difficile per loro leggere, vedere la lavagna, fare i compiti.
Ecco perché l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti oggi vuole parlare a voi insegnanti ed a voi studenti… essa è certa che queste parole vi rimarranno impresse nel cuore e nella mente anche quando, fuori dalla scuola, svolgerete il vostro ruolo di cittadini, che sapranno prestare attenzione a problemi gravi come questi.
Il nostro messaggio vuole avere, in questa giornata, il valore di un input positivo poiché da tempo abbiamo compreso che là dove c’è la solidarietà, le difficoltà diventano più superabili; e là dove c’è consapevolezza e conoscenza, tutti possono fare qualche cosa per migliorare la convivenza fra persone meno diverse. La cecità fa paura, ma sconfiggere la cecità è possibile; anche i ciechi possono vedere la luce della vita: nelle strade, nelle piazze, a scuola, negli uffici, nelle fabbriche, al museo, al
cinema, a teatro, all’edicola, in biblioteca, al campo sportivo. Ma sconfiggere la cecità è solo un problema dei ciechi? No, è un problema di tutti.
È un problema anche tuo garantire ai ciechi la libertà di: camminare da soli con il bastone bianco o il cane guida e prendere i mezzi pubblici; studiare ricevendo all’inizio dell’anno i libri in braille, a caratteri ingranditi o in formato elettronico;
lavorare scegliendo le professioni più gratificanti, rese possibili dalle nuove tecnologie; toccare le sculture e fruire dell’arte; accedere a tutte le fonti di informazione, internet compresa; godere dei tesori della cultura e della civiltà;
praticare tutti gli sport possibili.
Pensaci!